Centro Europeo di Studi di Nisida


Osservatorio e Banca Dati sul Fenomeno
della Devianza Minorile in Europa

Glossario sulla mediazione

I modelli di lavoro fondati sul principio delle “comunità di pratiche” si
fondano sull’aggregazione di un gruppo di persone a partire dall’esistenza di
pratiche di lavoro condivise, finalizzata ad un confronto reciproco, una
condivisione delle conoscenze nell’ambito di una finalità comune che sia frutto
di una negoziazione nata all’interno del gruppo stesso. La partecipazione
(esperienza sociale di appartenenza attiva alla comunità e coinvolgimento
attivo ad un’iniziativa sociale) e la reificazione (cioè l’azione di cristallizzazione
e conservazione di idee, conoscenze, informazioni, modalità interpretative
risultanti dai processi di negoziazione avvenuti fra i membri della comunità)
divengono così prodotti concreti della comunità di pratiche, che diventerà allora
uno strumento per relazionarsi col mondo e dare un senso nuovo alle
esperienze.

L’operazione culturale che il Dipartimento sta cercando di proporre prevede
la promozione di un modello di lavoro di questo genere all’interno della
“comunità” formata dai Centri per la mediazione penale minorile, per avviare
un confronto ed una costruzione di conoscenze condivise fra gli operatori di
questo settore.

In tale ottica si colloca il progetto “Le parole della mediazione”, che mirava
alla realizzazione di un glossario contenente i termini in uso nell’ambito delle
pratiche di mediazione penale minorile, ponendosi come obiettivo principale la
costruzione di un terreno di linguaggi condivisi fra gli operatori che si
adoperano in questo campo.

La ricerca di un linguaggio comune nasce dalla volontà di rispondere alla
complessità teorica della materia, all’incertezza che caratterizza alcuni concetti
chiave, nonché alla eterogeneità delle modalità applicative, non per appiattire
le differenze esistenti ma per farne emergere una riflessione più ricca e
condivisibile a più livelli. Ciò che si cercava, in altre parole, non era il battesimo
di un modello di mediazione pre-costituito, da posizionare poi su tutti i tavoli,
ma il rispetto della pluralità delle esperienze in corso all’interno di un contesto
di condivisione delle coordinate culturali di fondo.

L’iniziativa ha coinvolto destinatari diversi, in qualità di “testimoni
privilegiati”, in particolare gli operatori impegnati nel Centri per la mediazione
penale minorile e alcuni esperti del settore appartenenti al mondo accademico
e giudiziario.

La ricerca si è quindi articolata in 4 fasi:

1) Una prima fase nella quale sono stati individuati i termini da inserire
nel glossario (18), sulla base di un esame delle parole che ricorrevano
con maggiore frequenza all’interno della documentazione raccolta negli
anni sul tema della mediazione penale minorile. Per ogni parola chiave
sono state, inoltre, determinate alcune coordinate di base, così da
delineare i contorni di una possibile definizione comune;

2) Una seconda fase, nella quale l’elenco delle 18 parole chiave
individuate è stata inviato ai “testimoni privilegiati”, con la richiesta di
proporre una definizione per ciascun termine indicato;

3) Una terza fase, nel corso della quale sono state esaminate le risposte
fornite, raffrontate le singole posizioni, valutate eventuali congruenze
e difformità emerse, al fine di produrre un glossario composto da
definizioni che siano il risultato di un lavoro di sintesi dei diversi
contributi.

4) Una quarta fase destinata alla diffusione del lavoro svolto
Il materiale raccolto è stato sintetizzato e – necessariamente – reinterpretato,
in relazione alla ricchezza delle posizioni espresse e alla complessità semantica,
che ha inevitabilmente imposto delle scelte. Se ne presenta di seguito una
versione, al momento, finale ma naturalmente passibile di miglioramenti.


file in italiano


file in inglese