Centro Europeo di Studi di Nisida


Osservatorio e Banca Dati sul Fenomeno
della Devianza Minorile in Europa

La devianza di gruppo

L’idea di questo volume nasce da un’esigenza oggi fortemente sentita, a livello istituzionale, sociale e dell’opinione pubblica, relativamente ad un certo ambito della più complessa “questione minorile”, e cioè l’aspetto di quei gruppi giovanili che, sia pur con modalità espressive diverse, hanno assunto sempre maggior visibilità nel tempo per l’infrazione di leggi e regole costituite, con ben graduate differenze nella gravità dei reati a seconda dei singoli casi.
Negli ultimi anni, infatti, nonostante non si riscontrino, dai dati disponibili, differenze significative nel numero dei minori denunciati alle Procure della Repubblica presso i Tribunali per i Minorenni, è però andato crescendo l’allarme per la commissione di reati da parte di gruppi di minorenni, attuati con modalità talvolta particolarmente efferate, tali da destare preoccupazione nella società civile. Gruppi di adolescenti che, nelle scuole, taglieggiano o picchiano i coetanei più deboli o gli stessi professori; minori che, in gruppo, commettono abusi sessuali o lanciano sassi dal cavalcavia, in alcuni casi uccidendo vittime casuali; gruppi di minori che entrano in appartamenti nei quali sono in corso feste private di coetanei, compiendo atti di vandalismo e sottraendo oggetti di valore. E ciò, almeno in apparenza, in maniera trasversale alla classe sociale ed al contesto familiare di appartenenza, come se le cause ed il malessere giovanile emergenti da tali atti rappresentassero un bagaglio comune a tutti gli adulti, nessuno escluso.
E’ stato detto, da parte di alcuni, che le azioni trasgressive poste in essere dagli adolescenti volgano verso modelli di stampo nordamericani e che sembrerebbe attuarsi una omogeneizzazione dei comportamenti criminali che investe sia la qualità, sia le modalità di commissione dei reati, nell’ambito di un processo di uniformità di comportamenti, stili di vita, mode, produzione di beni e consumi che agisce anche sulla produzione criminale.
A fronte di tante diverse sollecitazioni, fra le quali anche quelle provenienti dai mass-media, che offrono come già certa, nel linguaggio e nella sostanza, la coincidenza fra i gruppi di minori che commettono reati nel nostro Paese e le baby-gang di tipo anglosassone, si è deciso di avviare una riflessione sull’argomento, per iniziare a descrivere e definire i contorni e le caratteristiche del fenomeno, e soprattutto per verificare la reale portata ed entità di quanto sta accadendo in Italia nel mondo della devianza minorile di gruppo.
Quanto sopra ha indotto il Dipartimento giustizia minorile ad interessarsi tanto al problema, da ampliare, per così dire, il raggio delle proprie competenze - riguardanti soprattutto i minori che entrano in contatto con l’ambito penale - estendendo lo sguardo dell’indagine dall’osservatorio di alcuni Servizi della Giustizia minorile (Uffici di Servizio Sociale per i Minorenni) e Procure per i Minorenni, finanche agli operatori della scuola, degli enti locali e del privato sociale, al fine di accostarsi al fenomeno esaminato anche in termini di prevenzione e di “rete”, in vista di futuri interventi sinergici.
Questo ambito allargato di analisi è stato possibile attraverso il coinvolgimento dell’università “La Sapienza”, in collaborazione con la quale è stato avviato e realizzato, pertanto, il presente lavoro. Esso ha avuto, fin dall’inizio, il carattere di un’indagine esplorativa concernente un oggetto di studio ancora in fieri, e sulla cui definizione il gruppo di lavoro si è ampiamente confrontato prima di avviare il progetto: chi sono e come agiscono i minori che partecipano alle aggregazioni giovanili devianti nel nostro paese; quali caratteristiche connotano questi gruppi, quali finalità tengono insieme i componenti; se tali aggregazioni hanno i medesimi requisiti delle baby gang di stampo anglosassone; quali tipi di reati commettono; se questi gruppi si mantengono nel tempo o se hanno una vita breve.
A queste numerose domande si è cercato di dare alcune risposte, senza pretesa di esaustività, ma certamente aprendo la strada ad un dibattito che speriamo fecondo ed operativamente utile per la definizione di strategie d’intervento integrate fra tutti gli operatori del settore minorile.


Report